Quale sarà il futuro dei bar e come cambierà il consumo di caffè al rientro delle vacanze con un’emergenza ancora difficile da mitigare? A soffrire maggiormente sembrano essere i centri storici mentre le periferie si stanno rianimando.
All’interno dell’approfondimento settimanale “L’Economia delle Piccole Cose” in onda ogni sabato su Radio24 condotto da Anna Migliorati si è cercato di analizzare la situazione attuale di mercato e si è provato a trovare delle soluzioni per il futuro. Con le grandi città come Milano che perdono abitanti quale può essere il futuro dei bar?
“Un tragedia!” Esordisce con un sorriso sarcastico Michela Mainini, proprietaria dello storico Bar Jamaica di Brera. “Siamo al di sotto dell’80% dell’incasso” , prosegue, “mancano una grossa fetta di turisti e chi può permetterselo è ancora in smart working. Le periferie hanno ricominciato a vivere ma per chi sta nei centri storici la situazione è drammatica. Neanche negli anni di piombo non si respirava un clima del genere!”
Brera e il centro storico
Il castello sporzesco, una delle meraviglie del centro storico di Milano Foto d’archivio del bar Jamaica di Brera L’orto botanico di Brera
Il grande esodo che ha colpito grandi città come Milano non poteva non farsi sentire a livello economico e i numeri parlano chiaro in questo senso: 12.000 residenti in meno registrati all’anagrafe da febbraio ad oggi. Sono numeri che non possono passare indifferenti. “Le città stanno diventando città morte” conclude la Mainini.
Gli ultimi dati dei recenti sondaggi condotti dal Centro Studi FIPE e Confcommercio dimostrano che chi decide di andare al ristorante o al bar oggi è molto attento alle misure di sicurezza sanitaria (il 47,4%) e al distanziamento tra i tavoli (35,2%), cercando di privilegiare luoghi conosciuti.
“Colazioni e pranzi nei bar sono le occasioni di consumo che più stanno risentendo della contrazione della domanda”. Così commenta Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi FIPE. “Il 60% degli intervistati dichiara di non fare più la colazione al bar e lo stesso discorso vale per la pausa pranzo.” Lo smart working tuttora in vigore per molte attività può considerarsi il maggior responsabile di questa contrazione e sbilanciamento a scapito dei locali nei centri storici. “I numeri parlano chiaro, nel primo semestre 2020 a consuntivo mancano 19 miliardi di euro rispetto al fatturato 2019, e nel secondo semestre se ne potranno perdere ragionevolmente altri 5. Una perdita di un quarto del fatturato” conclude Sbraga.

L’offerta sta inevitabilmente cercando di adeguarsi alla nuove abitudini di consumo, ma quale sarà il futuro dei bar nelle città? Il mondo della ristorazione ha sempre dimostrato una certa attitudine ad adeguarsi e i bar da sempre rappresentano il trampolino di lancio di molte nuove mode. “Nel corso di questi ultimi 30 anni i cicli sono stati costanti e ogni moda dura circa dai 5 agli 8 anni, dai lounge bar ai tiki bar” Marco Ranocchia fondatore di Planet One, storica scuola per barman. Ma come se ne esce da una situazione come quella attuale? “Gli italiani hanno sempre dimostrato di essere molto creativi e virtuosi. Il delivery è stato un ammortizzatore della perdita di vendite, ma questo comporta un’organizzazione piuttosto rigorosa e complessa.”
Come ci possiamo immaginare il locale del futuro? “Oltre a riorganizzare e ridisegnare gli spazi sarà fondamentale una revisione strutturale e gestionale, ma soprattutto riportare al centro della nostra attività il cliente facendolo sentire a casa propria” conclude Ranocchia.
“Un’esperienza unica” come giustamente conclude Anna Migliorati