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Espresso italiano: un’industria “di famiglia”

L’Istituto Espresso Italiano (IEI) mette in evidenza come la tradizione del caffè in Italia sia frutto di industrie, ma gestite da generazioni da famiglie. Tra ricambio generazionale, tradizione e innovazione

Dall’artigianalità al passaggio al biologico, famiglie che hanno dato vita al “Museo del Caffè”, altre che puntano su una nuova comunicazione. Tante delle torrefazioni italiane, oggi famose in tutto il mondo e gioielli esemplari dell’industria nazionale, sono nate spesso dentro “botteghe” scomode in qualche vicolo di qualche città di provincia. Oggi queste fiorenti aziende, che per oltre il 50% esportano in centinaia di paesi in tutto il mondo, hanno raggiunto almeno la terza generazione portando avanti il concetto di tradizione unita all’innovazione, non solo di prodotto. E’ quanto emerge da una analisi che l’Istituto Espresso Italiano ha voluto portare avanti tra i propri associati (37 aziende che rappresentano circa 800 milioni di fatturato all’anno) per capire quanto sia importante in questo settore il concetto di famiglia.

Una questione di “famiglia

E’ il caso per esempio di Caffè Haiti Roma, giunto oggi alla terza generazione che come distintivo ha puntato tutto sull’etica non solo del prodotto (oggi biologico), ma anche della gestione dell’impresa e del personale, puntando sul concetto di sostenibilità.

La famiglia di Caffè Haiti Roma

Francesco Geracitano, titolare di Caffè Haiti Roma:

“Anni fa ho chiesto ai miei figli che intenzione avessero nel proseguire l’attività della torrefazione. Loro avevano espresso dei dubbi sulle potenzialità di un lavoro come questo. Ho spiegato loro che questo lavoro poteva assolutamente avere un forte impatto sociale legato alla sostenibilità delle zone di origine e a progetti di sviluppo molto interessanti nei paesi più disagiati. Sono rimasti molto colpiti da queste nuove prospettive che non avevano considerato, e hanno accettato la sfida di proseguire l’attività in un palcoscenico sempre più globale.”

Dersut Caffè, storico marchio trevigiano, ha voluto raccontare la propria storia di famiglia nel Museo del Caffè uno dei pochissimi musei che racconta la storia dell’amata bevanda a partire dalla pianta sino ad arrivare alla tazzina, simbolo della cultura italiana del caffè.

Dersut Caffè, Giulia e Lara Caballini di Sassoferrato assieme al padre

Giulia e Lara Caballini, rispettivamente Marketing manager e AD Dersut Caffè

A nome mio e di mia sorella Lara posso dire che la nostra fortuna è di poter vivere l’energia che, ancora oggi, costantemente nostro padre imprime in azienda e che arriva a tutti, collaboratori, forza vendita, persone che passano a trovarci. Come nostro nonno Vincenzo ha dedicato la sua vita al lavoro, fino all’ultimo giorno, oggi è nostro padre a darci un grande esempio di dedizione e impegno, così vorremo essere raccontate noi trasmettendo questa passione a tutta la famiglia Dersut e alle future generazioni che verranno. Credo che questo sia il vero valore dell’azienda, saper trasmettere i valori a tutti coloro che ne fanno parte.”

Ad Albenga la famiglia Borea da tre generazioni porta avanti La Genovese quella che all’inizio era una bottega e oggi conta una industria che per il 50 per cento esporta all’estero.

La famiglia Borea de “La Genovese”

Alessandro Borea, titolare de La Genovese:

“In realtà non c’è stato un vero e proprio “ricambio”. L’ingresso delle nuove generazioni è stato naturale, senza nessuna discontinuità nei fatti. Sia noi, della terza generazione, sia mio padre e mio zio abbiamo respirato l’aria della torrefazione sin da piccoli. Ci siamo sempre stati, anche se non sapevamo se la torrefazione sarebbe poi diventata la nostra strada. Mio padre, e prima mio nonno ci hanno sempre insegnato che è il prodotto che offriamo a dover parlare per noi. Nient’altro. E dovevamo farlo attraverso la costante ricerca dell’innovazione e il rispetto della tradizione. Mi piace dire che tutte le innovazioni e i cambiamenti che oggi io e Matteo portiamo in azienda in realtà le abbia, in qualche modo, già previste mio nonno”.

Ha puntato sulla comunicazione la terza generazione della famiglia Milani, storico marchio fondato da Celestino che da piccola torrefazione lo ha trasformato in una delle più innovative imprese del settore, oggi capitanata dai nipoti.

La terza generazione di Caffè Milani assieme al fondatore

Elisabetta Milani, responsabile marketing & comunicazione di Milani:

“Sicuramente in tutte le PMI il passaggio generazionale è un momento cruciale, ma di fondamentale importanza per il futuro dell’azienda. 
Per me e mio fratello Mattia, fin da piccoli, seguire le orme di nostro nonno e nostro padre è sempre stato nei nostri progetti. 
Per questo motivo la nostra realtà, negli ultimi anni, sta vivendo questa fase dove la nuova generazione apprende i segreti, le competenze e le esperienze maturate in 80 anni di storia dalla “vecchia” generazione, mentre quest’ultima apprezza la ventata di novità e di innovazione che la nuova generazione porta e propone.”

La “fabbrica” del caffè in Italia: alcuni numeri

In Italia, nel Settore Caffè, operano oltre 800 torrefazioni con circa 7.000 addetti e un fatturato vendite 2017 di 3,9 miliardi di euro. Gran parte della produzione va all’estero

L’industria italiana del caffè è uno dei settori industriali più brillanti del food & beverage del nostro Paese. In Italia, nel Settore Caffè, operano oltre 800 torrefazioni con circa 7.000 addetti e un fatturato vendite 2017 di 3,9 miliardi di euro di cui 1,35 derivanti dall’esportazione. L’Italia rappresenta il terzo Paese al mondo (dopo la Germania e Belgio) per i volumi di esportazione di caffè in tutte le sue forme. Nel 2017 l’export di caffè torrefatto è arrivato, secondo i dati del Comitato Italiano Caffè, a 249 Mln kg di caffè verde equivalente, con un aumento del 5% rispetto al 2016. Analizzando i dati storici del Comitato Italiano del Caffè negli ultimi 10 anni le esportazioni di caffè torrefatto si sono più che raddoppiate. L’export italiano di caffè torrefatto ha superato nel 2017 i 1.350 Mln €.

Luigi Morello (presidente IEI): «Alla base della qualità c’è sempre una storia di famiglia: abbiamo cercato di scoprire quanta tradizione ci sia dietro a ogni prodotto che rappresentiamo»

Il presidente aggiunge: “Come tutte le eccellenze made in Italy, penso all’agroalimentare, ma anche alla moda, all’artigianalità, abbiamo compreso da questa analisi che alla base di successi anche di caratteri industriali ci sia sempre una persona con la sua famiglia. Il risultato è appunto un chiaro esempio di come anche nel mondo del caffè e dell’espresso siano proprio le tradizioni locali e familiari a estendere il prodotto alla globalizzazione di cui oggi gode l’espresso italiano».