Scienza

Gli effetti del caffè sul nostro organismo

Dopo aver visto come la caffeina si comporta nel nostro organismo andiamo ora a vedere gli effetti scientificamente documentati del caffè sulle nostre funzioni vitali.

Dopo aver visto i meccanismi con cui la caffeina entra, permane e infine viene eliminata dal nostro corpo, di seguito trovate elencati gli effetti della caffeina all’interno delle diverse parti del nostro organismo. Potremo così rispondere punto per punto alla fatidica domanda che ogni giorni ci viene posta: “il caffè fa bene o fa male?

Performance cognitive e dolore


È noto a tutti l’effetto del caffè sullo stato di vigilanza, soprattutto durante l’esecuzione di mansioni ripetitive o di lunga durata. Bene, sappiate che è tutto scientificamente dimostrato. La caffeina (in questo caso lo sappiamo: è merito suo!) antagonizza gli effetti di un neuromediatore, l’adenosina, il cui accumulo a livello cerebrale è responsabile dello stato di sonnolenza che tutti ben conosciamo. Questo effetto si esplicita già a basse dosi, da 40mg a 300mg, aumentando l’attenzione, la concentrazione ed i tempi di risposta del sistema nervoso. Una “gomma da cancellare” biologica per la stanchezza, in pratica!

Caffeina e performance sportive: un’accoppiata vincente

Quello che invece forse non è noto a tutti, poiché sta crescendo come utilizzo in ambito farmacologico negli ultimi anni, è che la caffeina migliora gli effetti di alcuni antidolorifici. Pertanto, l’aggiunta di 100-130mg di caffeina ad un farmaco analgesico può migliorare gli effetti sul controllo del dolore senza dover aumentare il dosaggio e senza quindi aumentare il rischio di effetti collaterali, che nel caso degli antidolorifici possono essere anche piuttosto gravi.

Sono già in commercio bustine che abbinano la caffeina (130mg) al Paracetamolo, e proprio quest’anno (2020) è stata approvata la commercializzazione di una compressa che ne aggiunge 100mg all’Ibuprofene. Molti altri farmaci di libera vendita propongono invece solo 25mg di caffeina per dose, quindi piuttosto sottodosata.

Sonno, ansia, idratazione e sintomi da astinenza


Il rovescio della medaglia degli effetti positivi su veglia, attenzione e concentrazione sono naturalmente l’ansia e l’insonnia. Tali effetti negativi sono però fortunatamente associati solo a dosi elevate (oltre 400mg al giorno o oltre 200mg in una singola assunzione) e si verificano principalmente in soggetti che soffrano già di disturbi bipolari o ansiosi oppure che abbiano una sensibilità personale aumentata alla caffeina. Come abbiamo già visto, difatti, il metabolismo che la molecola subisce all’interno del corpo è assai variabile da individuo a individuo, e ciò comporta differenze nette anche negli effetti e nei dosaggi necessari!

Sono noti gli effetti della caffeina sull’insonnia


Effetti tossici


Non ci crederete, ma la caffeina può uccidere.

Non spaventatevi, però. Ricordatevi che può uccidere anche l’acqua, e soprattutto che la luce del sole è inserita tra i “sicuri cancerogeni” (Gruppo 1) dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), pur essendo due requisiti fondamentali per la persistenza della vita sulla terra!

Quello che ogni persona di Scienza vi potrà confermare è che nulla fa solo bene e nulla fa solo male: tutto dipende dalle quantità. E esagerare non è mai una buona idea, neanche con le cose e sostanze che nell’immaginario collettivo “fanno bene”.
Esistono dosaggi tossici anche per le vitamine, per intenderci.

Nelle persone morte per intossicazione da caffeina sono stati riscontrati livelli ematici medi di 180mg per litro di sangue, che per un adulto corrispondono all’assunzione stimata di 8,8g di caffeina pura. Oltre 100 tazzine di espresso ingurgitate in rapida sequenza! Come potrete facilmente immaginare, quindi, i casi riportati di morte per avvelenamento da caffeina nel mondo sono quasi tutti dovuti all’assunzione esagerata di integratori o compresse, solitamente da parte di atleti incoscienti o persone con disturbi psichiatrici.

Tossicità di minore entità sono osservabili comunque solo per dosaggi superiori ai 200mg (in singola assunzione) e soprattutto in soggetti non abituati ad assumerne. Gli effetti sono tendenzialmente disturbi cardiovascolari benigni e transitori riguardanti principalmente la pressione del sangue e il ritmo cardiaco.

Pressione sanguigna, colesterolo e malattie cardiovascolari


L’assunzione di caffeina provoca l’aumento dei livelli di adrenalina nel sangue e un conseguente innalzamento della pressione sanguigna a breve termine. Questi effetti però vengono ridotti almeno in parte da una assuefazione che si instaura solitamente nell’arco di una settimana circa.

Il consumo di caffè, invece, non sembra produrre alterazioni della pressione, ed è stato ipotizzato che nei consumatori della bevanda gli effetti della caffeina siano controbilanciati da altri composti che tendenzialmente abbassano la pressione come l’acido clorogenico.

Di fatto, non ci sono effetti dimostrati sulla pressione sanguigna nei consumatori di caffè, nemmeno tra quelli ipertesi. Questa notizia potrebbe rivelarsi una grossa novità anche per molti medici!

Veniamo alla nota più dolente. L’unico effetto veramente negativo del caffè dal punto di vista medico non è dovuto alla caffeina. Il cafestolo, un diterpene contenuto nei chicchi di caffè, ha il potere di innalzare i livelli ematici di colesterolo LDL – quello associato alle malattie cardiovascolari, per intenderci. Questo composto è presente quasi esclusivamente nei preparati infusi, mentre è quasi assente nelle preparazioni filtrate.


Gli effetti sono abbastanza significativi, poiché si stima che un consumo di 6 tazze di caffè infuso al giorno possa accrescere di circa l’11% il rischio di problemi cardiovascolari di rilievo a causa dell’aumento di colesterolo circolante.

Va però detto che, per consumi inferiori, non solo non vi è alcun aumento del rischio cardiovascolare, ma esso è addirittura ridotto (il picco più basso rilevato tra 3 e 5 tazzine al giorno)!

Allo stesso modo vi è una generica correlazione inversa tra il consumo di caffè e malattie coronariche, ictus e persino dei casi di morte dovuta a queste malattie.

Metabolismo, controllo del peso e diabete


La caffeina pare ridurre l’appetito, mentre aumenterebbe il metabolismo e la termogenesi.

Sembrerebbe quindi essere la sostanza ideale per chi vuole perdere peso.

Un ottimo aiuto nelle diete dimagranti.

Va però detto che la letteratura scientifica conferma solo moderati effetti positivi sulla riduzione della massa corporea, che vengono del tutto vanificati se l’apporto di caffeina proviene da bevande zuccherate.

La caffeina, inoltre, riduce la sensibilità all’insulina nel breve termine, verosimilmente a causa della inibizione dell’accumulo di glucosio nel muscolo sotto forma di glicogeno, in parte come effetto della secrezione adrenalinica che induce.

In alcuni studi di coorte (lavori prospettici con buona attendibilità) il consumo abituale di caffè (anche decaffeinato!) ha addirittura mostrato una riduzione del rischio di insorgenza di Diabete di tipo 2, proporzionalmente alla dose assunta!

Tumori, epatopatie e calcoli


Come abbiamo già accennato, caffè e caffeina non comportano alcun aumento di rischio di sviluppare tumori o di morire di cancro.

Il consumo di caffè è invece associato ad un rischio leggermente ridotto di insorgenza di tumori quali:

  • melanoma ed altri tumori cutanei
  • mammella
  • prostata.

La riduzione del rischio di un tumore è invece molto più importante per

  • cancro dell’endometrio (utero)
  • carcinoma epatico

E’ interessante notare come il tumore all’utero mostri una riduzione associata al consumo di caffè anche decaffeinato, mentre per il tumore al fegato la correlazione sia più forte con il caffè caffeinato.

Sempre sul fegato, gli effetti protettivi del caffè sembrano salvaguardarci anche da quadri patologici quali fibrosi e cirrosi, grazie al potere di antagonizzare l’adenosina (quello stesso meccanismo farmacologico che ci tiene svegli, quando avviene nel cervello).

Anche la produzione di calcoli e tumori alla colecisti appare ridotta nei consumatori di caffè (con caffeina).

Al contrario, il rischio di calcoli renali sembra ridursi anche nei consumatori di quello decaffeinato!

Malattie neurologiche


L’importante associazione inversa tra consumo di caffeina e Malattia di Parkinson è stata ormai dimostrata da studi in tutto il mondo. Questi studi dimostrano come il caffè decaffeinato non influenzi in alcun modo l’insorgenza di questo morbo, facendo ipotizzare con ragionevolezza che proprio la caffeina sia attivamente implicata nella protezione del nostro sistema nervoso da tale degenerazione.

Invece farà piacere a tutti sapere che un consumo moderato di caffè (gli studi non hanno tenuto conto dei consumatori di più di 8 tazzine al giorno) è correlato ad un rischio ridotto di depressione e suicidio!

Mortalità generale


La mortalità nei gruppi di persone inserite in studi prospettici si è mostrata ridotta negli individui che bevono da 2 a 5 caffè al giorno. Per i bevitori di più di 5 caffè al giorno, la mortalità tende a riavvicinarsi a quello dei non bevitori di caffè, rimanendo però sempre leggermente più basso.

Tali effetti positivi sono indipendenti dal contenuto o meno di caffeina, e non mostravano differenze dovute al personale metabolismo più rapido o più lento di questa molecola, indicando che verosimilmente si tratta di un effetto protettivo più complesso, da parte della bevanda, del semplice effetto farmacologico della caffeina.

Gravidanza


Tutti sanno che è consigliabile limitare l’assunzione di caffeina durante la gravidanza.

In effetti il consumo di questo principio attivo è associato con un peso più basso alla nascita e con un aumento dei rischi di aborto.

Come abbiamo già visto in un precedente articolo , la caffeina supera senza ostacoli la barriera placentare e diffonde liberamente nei tessuti del feto. Durante questa diffusione, potrebbe causare vasocostrizione placentare e un conseguente ridotto apporto di sangue al nascituro.

Tuttavia va detto che gli studi sulla gravidanza sono più difficili da valutare al netto di altri fattori confondenti (quali ad esempio l’abitudine al fumo e la nausea del primo trimestre), e pertanto non sono da considerarsi conclusivi. Ciononostante, appare fondata la raccomandazione di non superare i 200mg di caffeina al giorno durante la gestazione.


Bibliografia

  1. Van Dam RM, Hu FB, Willett WC. Coffee, Caffeine, and Health. N Engl J Med. 2020 Jul 23;383(4):369-378.