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Cina, crescita del consumo di caffè nel 2020

Alla fine del 2020 in Cina c'erano circa 108.000 caffetterie, numero destinato ad arrivare a 123.000 entro il 2023, e il 75% di queste imprese si trovava in città di primo e secondo livello.

Secondo un rapporto di Deloitte China in collaborazione con MM Capital, i bevitori abituali di caffè nelle grandi città cinesi ne consumano in media 300 tazze l’anno, scostandosi di poco dalle loro controparti statunitensi (con 329 tazze l’anno), anche se nella Cina continentale il consumo annuo pro-capite è molto inferiore e ammonta a sole nove tazze. La quota di penetrazione del caffè, cioè il rapporto tra i consumatori abituali e il totale degli intervistati nella ricerca condotta da Deloitte, è del 67% nelle città cinesi di primo e secondo livello, mentre quello del tè ammonta al 66%.

Secondo Deloitte China, i consumatori cinesi di caffè sono perlopiù colletti bianchi di età compresa tra i 20 e i 40 anni. Nelle città di prima fascia, il range si estende ai consumatori di 50 anni di età. La maggior parte di loro sono laureati e guadagnano uno stipendio relativamente buono di 18.000 yuan al mese (circa 2.757 dollari). Stando ai dati di una ricerca di Health Times, i dipendenti di base delle aziende costituiscono il più grande gruppo di consumatori, rappresentando il 24% del totale dei consumatori di caffè tra il 2018 e il 2019. Secondo la testata che fa capo al Quotidiano del Popolo, questo gruppo di consumatori è seguito dai funzionari di gestione aziendale e dai professionisti.

Dal sondaggio di Deloitte emerge che la maggior parte dei consumatori cinesi di caffè è sottoposta a una notevole pressione sul lavoro ed effettua regolarmente gli straordinari. Secondo il sondaggio, la pressione sul posto di lavoro favorisce il crescente passaggio dei consumatori cinesi dal caffè macchiato al caffè nero. Il consumo di caffè Americano e del “cold brew” è passato dal 24% nel 2017 al 49%, mentre quello macchiato al caramello ha visto la sua quota di mercato ridursi dal 21% al 6% nello stesso periodo.

Il rapporto Deloitte ritiene che i consumatori cinesi abbiano sviluppato una dipendenza sia psicologica che fisiologica dal caffè e che la nascita di startup indigene come Luckin e Lyan abbia giocato un ruolo importante negli anni formativi (2017-2020) del consumo abituale di caffè in Cina.

Infine dal rapporto si evince che la preferenza per le bevande sane e il sapore originale dei chicchi di caffè hanno contribuito all’espansione nel mercato del caffè nero, che probabilmente costituirà il futuro per la Cina.

fonte: ANSA