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Starbucks Italia, bilancio 2020: crollano le vendite di caffè

A scorrere il bilancio del 2020 di Starbucks Italia, che sintetizza l’andamento della caffetteria di piazza Cordusio a Milano, ci si imbatte in alcuni numeri curiosi: i ricavi complessivi realizzati nell’esercizio chiuso il 30 settembre 2020 sono stati pari a 24,6 milioni ma, di questi, soltanto 6,18 vanno ricondotti alla vendita di bevande e prodotti.

Il fatto è che la catena di caffetterie, fondata a Seattle nel 1971 e sbarcata in Italia nel 2018, ha contabilizzato ben 18,46 milioni all’interno della categoria residuale “altri ricavi e proventi”, in arrivo cioè al di fuori del business principale. A staccare l’assegno è stata la controllante Starbucks Emea ltd, con sede a Londra, in virtù di un accordo infrasocietario che consente di pagare alla divisione italiana tutta una serie di commissioni per “raggiungere un margine di libera concorrenza basato sulle funzioni svolte, sui rischi assunti e sui beni strumentali impiegati”, come spiega il bilancio.

In pratica, è la controllante britannica che permette a Starbucks Italia di restare sul mercato, anche perché, spiega sempre il bilancio del 2020, non soltanto l’anno scorso c’è stata una pandemia senza precedenti che ha bloccato negozi e attività economiche per periodi di tempo prolungati, ma c’è “un elevato numero di competitors che applicano prezzi di vendita inferiori a quelli di Starbucks”. 

Più in particolare, “il prezzo del caffè espresso è mediamente pari a circa 1 euro” e la differenza con quello più alto di Starbucks, spiega la stessa azienda tradendo le origini americane con una sovrabbondanza di termini inglesi, “deriva dall’elevata qualità del caffè offerto e tostato nello store in combinazione alla premium experience offerta ai customers accolti nella roastery”. 

Da ricordare che Starbucks Italy srl gestisce direttamente la caffetteria di Piazza Cordusio a Milano, la prima inaugurata nel nostro Paese, situata nello storico palazzo delle Poste in uno spazio di oltre 2.400 metri quadrati e che contava 170 dipendenti alla fine dello scorso settembre, mentre i negozi più piccoli aperti successivamente nel capoluogo lombardo sono stati concessi in licenza al gruppo Percassi.

Così, in un anno complicato come il 2020, in virtù dell’accordo infrasocietario con la casa madre, “anche durante il periodo di chiusura dello store durante la fase di emergenza Covid-19, nonostante una notevole riduzione dei ricavi, la società è riuscita a far fronte ai propri impegni finanziari verso fornitori e dipendenti” spiega il bilancio di Starbucks Italia, aggiungendo che per questo motivo non aleggiano incertezze sulla continuità aziendale.

A ogni modo, anche grazie ai 18,46 milioni arrivati dalla controllante londinese (comunque inferiori rispetto ai 21,86 milioni dell’esercizio precedente), Starbucks Italia ha chiuso l’ultimo bilancio con un mini utile di quasi 602mila euro, che va a confrontarsi col milione realizzato a fine settembre 2019.

fonte: Business Insider Italia