Editoriale

Il pasto fuori casa. Un finale con tragedia

Un finale amaro. Riprendendo il filo del discorso che ci permetta di fotografare lo stato dell’arte attuale del settore caffè e ristorazione in generale in Italia questa è la percezione che troppo spesso prevale.

Spesso la scelta sia in termini di varietà sia in termini di qualità lungo tutto la penisola quando di tratta di consumare un pasto fuori casa è piuttosto ricca. Poi arriva il momento del caffè ed è qui che cade il palco ed entra in scena il dramma. Quante volte ci è capitato di arrivare ala fine di un pasto succulento, preparato e descritto con molta cura, e rovinarci il palato per un caffè spesso non all’altezza e preparato in modo approssimativo? E pensare che il caffè è l’ultimo ricordo che un locale lascia alle nostre papille gustative, quindi dovrebbe essere un momento dove l’attenzione e la cura dovrebbero essere al massimo.


Capita invece il contrario. Il momento del caffè è troppo spesso quello più trascurato in assoluto, tanto che ci vuole un ammazzacaffè a cancellarne ogni traccia. È uno dei paradossi duro a morire della ristorazione italiana, tanto attenta a molti dettagli, ma troppo distratta quando si arriva all’epilogo di un pasto. A rendere questa situazione ancora più singolare è il fatto che basterebbe a volte così poco per migliorare l’offerta attuale. Come? Eccovi di seguito quindi alcuni suggerimenti, prendeteli come un regalo da parte mia da mettere sotto l’albero:

  • creare una carta dei caffè – così come una carta dei vini ci stimola ad esplorare nuove esperienze ed abbinamenti, avere a disposizione una scelta tra diverse tipologie di caffè pone il prodotto su un piano differente. Ne deriverà anche una diversa percezione da parte del cliente del nostro locale che sarà quindi invogliato ed incuriosito a provare qualcosa di nuovo, lasciandosi guidare dalle nostre mani esperte
  • proporre diversi metodi di estrazione – quante volte sentiamo ripetere nel corso di una giornata le ordinazioni distratte dei clienti che al grido di “un caffè” si aspettano sempre “il solito”, ingurgitando in maniera totalmente distaccata quanto viene loro proposto, sia quel che sia. Se invece avessero diverse opzioni di scelta tra metodi di estrazione tradizionali come la moka e la cuccuma o più alternative come Aeropress e V60, forse dedicherebbero un pizzico di attenzione in più e una volta catturata la loro attenzione, ci sarebbe concesso raccontare qualcosa in più.
  • fate preparazioni al tavolo – non trovate sia affascinante e a che livello comunicativo abbia un impatto decisamente diverso quando vi viene preparato qualcosa davanti agli occhi? Immaginate allora di concludere un pasto e che il cameriere di turno vi prepari una moka o un V60 dopo avervi servito il dolce proprio davanti a voi. Magari suggerendovi una determinata preparazione o tipologia di caffè in base al dolce ordinato, basandosi proprio su una carta caffè di cui sopra. Fantascienza? Suvvia non stiamo mica parlando di brandire spade laser!
  • create degli abbinamenti – proprio il fatto di creare abbinamenti e creare contaminazioni, sfruttando la già consolidata cultura del gusto in tema di dolci e digestivi, aiuterebbe a porre su un piano di rilievo anche il nostro eternamente bistrattato caffè. Ne gioverebbe il nostro entusiasmo e molto probabilmente il cassetto del registro cassa, dal momento che anziché regalare “il solito” finale potremmo proporre diverse soluzioni e chissà, magari anche qualche colpo di scena.


A Natale siamo tutti più buoni si dice, facciamo in modo che lo sia anche il caffè della vigilia ed evitiamo di consumare una tragedia

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