Dal centro di Milano alla periferia. Dalla magnificenza del megastore di Piazza Cordusio alla semplicità delle stazioni di servizio. Mentre il 20 gennaio inaugura lo Starbucks nella stazione Q8 di Erbusco, nel cuore della Franciacorta, in provincia di Brescia, giunge notizia che una delle caffetterie che la catena della sirena ha aperto nel luglio del 2019 tra via Turati e via Cavalieri, a Milano, non riaprirà i battenti.
Colpa della pandemia e del crollo dei turisti sotto la Madunina e di una conseguente flessione del fatturato (nel solo 2020, anno in cui siamo stati tutti travolti dal Covid, Starbucks Italy srl ha perso addirittura il 44,28%, con 6,18 milioni di guadagni, a fronte degli 11 milioni del 2019).
Insomma, è bastata una manciata di anni perché la marcia trionfare di Starbucks in Italia segnasse la battuta d’arresto. Certo il Covid ha dato la mazzata finale, ma forse ai milanesi, al di là della pandemia, alla fine è continuata forse a bastare la tazzina di caffè nel bar sotto casa. Il problema di Starbucks in realtà è generalizzato, almeno in Europa. Già nel 2018 una grande ristrutturazione aveva visto un centinaio di vendite di caffetterie in Olanda, Francia, Belgio e Spagna alla società messicana Alsea.
Oggi a Milano resistono (per ora) solo i locali di Cordusio, corso Vercelli, via Durini, via Restelli, Garibaldi e stazione Centrale. E mentre uno degli effetti dei rincari energetici si abbatte sulla tazzina del caffè, che tocca quota 1,50 euro, Starbucks prova a guardare alle stazioni di servizio. Lo stile dello Starbucks Drive Thru nella stazione Q8 di Erbusco è quello di tutti gli altri locali del gruppo, ma siamo lontani dalla magnificenza di Cordusio. E per abbattere il costo, il caffè nella versione home made ha un prezzo speciale: per chi porta la tazza da casa, lo sconto è di 20 centesimi. Si dice che lo si fa per il pianeta, che così è più green…
fonte: Corriere della sera
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