Editoriale

And the winners are…espresso e cappuccino!!

In una settimana caratterizzata dalla celebrazione di queste due tipicità italiane riprese anche su queste pagine, dove l'espresso ha festeggiato il suo primo anniversario e il cappuccino la certificazione della sua ricetta, non potevo non dedicarne l’approfondimento mensile.

Mi piacerebbe si potesse sfruttare questa scia di popolarità per i due elementi base della colazione tipica italiana per portare maggior consapevolezza, valore e dignità al soggetto caffè, attore più che mai protagonista in questi giorni. Il rischio che si corre è continuare a celebrarne l’elemento tradizionale e storico e trascurare invece l’aspetto qualitativo, organolettico e innovativo di queste bevande così famose nel mondo. L’espresso tradizionale si sta per candidare a patrimonio immateriale dell’Unesco ed è senz’altro un grande traguardo, frutto del lavoro di molti esponenti del settore che fin dall’inizio hanno creduto in questo progetto. Mi piacerebbe anche poter raccontare di essere la patria del caffè più buono, ma ahimè così non è, o non più come una volta. Siamo invece il Paese con la tazzina tra le più economiche, se non al mondo in Europa, e questo è un paradosso di cui abbiamo spesso parlato qui dentro. Vorrei maggior consapevolezza nel consumo di questa bevanda, che noi esponenti del settore amiamo così tanto, e che vediamo troppo spesso maltrattata ogni mattina. Non vorrei quindi che questa candidatura fosse solamente un premio alla carriera, ma un ritorno alle basi e un’occasione per poter alzare l’asticella, culturale oltre che qualitativa.

Sì perché per il consumo di caffè manca ancora quello scatto evolutivo che possa dare valore a un gesto, un rito e una tradizione appunto. Il valore, come già detto a più riprese, deve venire prima del prezzo, perché senza il primo il secondo è un elemento volatile ed impalpabile. Senza il valore il caffè è solamente UN caffè: anonimo, asettico e fiacco. Di conseguenza senza valore, un caffè non avrà mai un prezzo adeguato e una sua dignità.

Per quanto riguarda il cappuccino, qualche passo avanti forse lo si è fatto. Una vittoria mondiale nel 2019 con Manuela Fensore nella Latte Art, ci ha riportato in patria uno dei più grandi capolavori che gusto e creatività potevano creare. Di capolavori è il caso di parlare visto che, a proposito di Latte art, in molti casi ormai i cappuccini da gara sono delle vere e proprie opere d’arte. Nasce invece per noi comuni mortali, grazie allo IEI, l’Istituto Espresso Italiano, il Cappuccino Italiano Certificato, con indicazioni precise riguardo la tessitura della schiuma di latte e proporzioni. Leggerne la descrizione visiva, gustativa e tattile è stata per me una boccata d’aria fresca.

Qualcosa forse piano piano si sta iniziando a muovere, anche perché grazie alla Latte art, spesso si scopre il mondo della formazione nel caffè. Quantomeno è una porta d’ingresso in cui far accomodare curiosi e potenziali interessati ad andare oltre “il solito”.

Da dove ripartire quindi per auspicare un valore maggiore per queste due icone della colazione all’italiana? Dai suoi esecutori finali, il torrefattore e il barista. In una settimana che celebra gli Oscar e che premia due attori protagonisti della colazione italiana, il mio premio va a baristi e torrefattori che studiano, crescono e si formano.

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