di Fabrizio Polojaz, Presidente Associazione Caffè Trieste e titolare Primo Aroma
Vorrei proporre una riflessione a margine dello sconcerto spesso rilevato per l’attuale aumento del prezzo della tazzina al bar.
Il ragionamento è matematico: l’aumento di dieci centesimi a tazzina, per chi al bar prendesse un caffè al giorno per tutti e trenta i giorni del mese, weekend compresi, equivarrebbe a un esborso maggiore di 3 (tre) euro al mese! Per chi di caffè ne prendesse due al giorno, sempre al bar, ogni giorno, compresi i sabati e le domeniche, l’esborso aumenterebbe di 6 (sei) Euro al mese.
Più realisticamente, l’aumento di 10 centesimi toglierà dalle mie tasche di consumatore due o tre euro in più al mese. A fronte degli aumenti di luce, gas, carburanti e varie di sussistenza che stanno mensilmente svuotando le tasche dei consumatori per qualche centinaio di euro.
E, permettete, dietro a questi dieci centesimi in più richiesti dal barista non c’è la volontà di recuperare quanto perso nei periodi di chiusure e limitazioni all’attività. I caffè invenduti in quel periodo sono persi: nessuno berrà quattro caffè in più al giorno perché per quattro mesi non è andato al bar.
Il barista cerca di mantenere viva la propria attività, vuole coprire gli aumenti che anche le famiglie stanno sperimentando. È aumentato il costo del caffè materia prima e ciò ha portato le torrefazioni ad aumentare il prezzo del caffè tostato venduto al bar. E nell’aumento il torrefattore ha dovuto aggiungere per lo meno gli aumentati costi degli imballi (plastica, alluminio, cartone e banda stagnata hanno tutti subito aumenti percentuali a due cifre), degli energetici (elettricità e gas), dei carburanti per la distribuzione del prodotto. La stessa tazzina, e il piattino, sono aumentate del 20%, la bustina di zucchero (implicita per il consumatore) al barista costa di più (quotazioni dello zucchero a +30% in un anno) come pure il latte (+60%) e la spolveratina di cacao sul cappuccino (fatta nonostante un aumento dei prezzi del cacao del 20%). Per non parlare dell’aumento del costo degli almeno 3kW di elettricità necessari a far funzionare la macchina per il caffè espresso.
Pertanto diamo il peso reale a quei dieci centesimi, a quei due euro in più al mese. Non sbilanceranno il nostro fabbisogno familiare, ma permetteranno al nostro barista di fiducia di continuare ad accoglierci con un sorriso, un buon caffè e a farci sentire a nostro agio almeno per quell’attimo di socialità, di pausa e di soddisfazione che è da sempre il significato di una tazzina di espresso al bar!
