Attualità

Fipe: In Calo il numero dei bar in Italia

Crescono le difficoltà per il format, icona dello stile italiano.

Negli ultimi 10 anni il numero delle imprese che svolgono attività di bar è diminuito di circa 15 mila unità e ogni anno sono almeno 10 mila le imprese che cessano l’attività. A distanza di cinque anni, Il tasso di sopravvivenza dei bar stenta a raggiungere il 50%, ossia su 100 imprese che avviano l’attività ne sopravvivono meno di 50 in cinque anni di attività.


È passato molto tempo da quando nel XVIII secolo in Italia fiorirono la prime caffetterie storiche, il Florian a Venezia, il Gilli a Firenze, il caffè Greco a Roma, il Gambrinus a Napoli.

Da allora il “Bar”, ha seguito un processo evolutivo che ha accompagnato gli eventi della storia, della cultura e della società e con essi gli stili di vita e di consumo degli italiani, diventando un luogo privilegiato per la colazione e la pausa caffè di metà mattinata fino ad arrivare alla pausa pranzo per poi concludere la serata con l’aperitivo o Apericena. Un’attività, dunque, in continua trasformazione che ha segnato, l’evoluzione dei modelli di consumo e della società stessa.



Sono soltanto alcune delle considerazioni sviluppate nel corso della tavola rotonda “Le sfide del bar del futuro: qualità, professionalità e innovazione”che FIPE ha organizzato al SIGEP 2023 con gli interventi di Matteo Musacci, Vicepresidente Fipe-Confcommercio e titolare dell’Apelle Cocktail Bar, Marco Ranocchia, fondatore di PlanetOne, Igor Nuzzi, Regional Director Italia&Svizzera Lavazza, Francesco Santoro, Head of eCommerce Partnerships di Nexi, Paolo Staccoli titolare dello Staccoli Caffè di Rimini e Matteo Figura,Director Foodservice Italy, The NPD Group Inc.



L’incontro è servito ad esplorare un settore nel quale lavorano, oltre 300 mila persone tra dipendenti e indipendenti, con una forte diffusione territoriale (2 imprese ogni mille abitanti, 9 comuni su 10 hanno almeno un bar) e con apertura 7 su 7 per una media di 14 ore giornaliere. E dove è in aumento la presenza di imprenditori stranieri con una particolare vivacità della comunità cinese. Sono oltre 12 mila, il 12,2% del totale, i bar gestiti da stranieri con punte che in alcune regioni come la Lombardia sfiorano il 20% o addirittura lo superano come in Veneto e in Emilia Romagna.




Stanno in questi numeri – dichiara Matteo Musacci, vice presidente di Fipe Confcommercio – le difficoltà che attraversa il format bar, stretto nella morsa di una competizione sempre più sfrenata e di un modello di gestione che riesce a conciliare costi e ricavi solo attraverso enormi sacrifici personali di chi ci lavora, soprattutto se si tratta del titolare e dei suoi familiari. Tenere in piedi un’azienda che deve pagare stipendi, canoni di locazione esagerati e attualmente bollette fuori controllo, con caffè e cappuccini al prezzo di poco più di un euro – prosegue Musaccista diventando sempre più difficile. Muovere i listini per adeguarli all’inflazione è complicato, il rischio che i conti non tornino è evidente. Occorre ripensare il modello di business partendo dal presupposto che tenere aperto 7 giorni su 7 per oltre 14 ore al giorno non sempre è economicamente sostenibile. Ed aggiungo che non lo è anche guardando alla sfera personale di chi, come capita a molti di noi piccoli imprenditori, è costretto a garantire una presenza continua sacrificando vita personale e affetti.”

Fonte: FIPE