Attualità

Sostenibilità: in che modo deforestazione e impatto ambientale sono legati all’economica di un Paese?

Torniamo a parlare di sostenibilità. Una tema dal peso notevole, anche nel settore del caffè. Per affrontare questo tema ci siamo rivolti a Giulia Camparsi, Supply Chain Manager di Fairtrade e Monica Falezza, responsabile delle relazioni con i media, nell’ottica di analizzare la sostenibilità sotto due diverse chiavi di lettura: ambientale ed economica.

La missione di Fairtrade è cambiare le regole del commercio per i lavoratori che oggi non vivono in un ambiente di prosperità economica e supportare quindi le attività di agricoltura (ma non solo) di tutte quelle realtà lavorative nei paesi dove lo sviluppo economico ha ancora un percorso lungo davanti a sé. Parliamo di circa due milioni di agricoltori coinvolti nella crescita e produzione di materie prime che, una volta esportate, devono sostenere l’economia del paese di produzione e delle singole famiglie che vi lavorano.



Monica Falezza, responsabile delle relazioni con i media, ci parla di alcuni elementi che contraddistingono Fairtrade da altre realtà simili, come per esempio il fatto che in Fairtrade gli agricoltori sono parte del sistema e hanno diritto di voto all’interno di decisioni e meccanismi che li riguarderanno in prima persona. In questo Fairtrade è avanguardistico e adotta uno schema solidale per i propri produttori, rendendoli consapevoli e capaci dei cambiamenti che stanno avvenendo.



Abbiamo poi intervistato Giulia Camparsi che ci parla del divario tra povertà e prosperità. È un tema complesso e occorre qualche premessa. I cafficoltori sono oggi succubi delle fluttuazioni della borsa, nonché della produzione sempre più incerta data dal cambiamento climatico. Il primo passo per ridurre questa “forbice sociale” è attraverso un aumento di prezzo della materia prima, che deve essere quindi pagata di più da chi la importa, per ridistribuire meglio il valore di mercato lungo la filiera di produzione […] a questo proposito, Fairtrade è orgogliosa di riconoscere un prezzo minimo della materia prima: per esempio, dal 2011 il nostro prezzo minimo garantito è stato più alto del valore di mercato segnato dalla borsa un giorno sì e uno no, mentre nel 2018 il nostro prezzo minimo era più alto del prezzo di borsa per quasi tutto l’anno. È un bel risultato. Oggi siamo in grado di stabilire un “living income”, cioè un salario minimo di sussistenza per Colombia, Indonesia, Uganda e Honduras. afferma Giulia.


In che modo il settore del caffè potrebbe diminuire il divario economico fra chi coltiva le piantagioni di caffè e chi invece si occupa delle torrefazioni?

“C’è un aspetto imprescindibile quando si tratta di ridurre il divario economico e cioè il potere che ha il mercato rispetto al paese dove sono prodotte le materie prime. Una prima soluzione potrebbe essere quella di spostare il mercato del caffè dal consumo all’origine, attraverso alcuni progetti equi e solidali nati nelle cooperative dei paesi produttori. Nelle torrefazioni è sempre più comune la pratica di tostare il caffè prima dell’esportazione: questo garantisce una più equa distribuzione della filiera. A riguardo, possiamo aggiungere due fattori: il primo è che il prezzo minimo è uno strumento fondamentale, perché al contadino che si occupa delle coltivazioni viene riconosciuto un guadagno sicuro e questo gli permette una pianificazione e investimento sulla produzione più consistente. Il secondo aspetto è che durante l’ultimo anno abbiamo deciso di aumentare questo prezzo minimo, ma ne parleremo meglio al pubblico in futuro, a partire dal 30 marzo.”


2022_Kokowagayo_Indonesia –  Denisyah Putra/NAPP – Archivio Fairtrade



Deforestazione e impatto ambientale: il caffè potrebbe essere (nel breve periodo) un settore che porta a una soluzione efficace per ridurre la deforestazione nei paesi produttori?

“È ormai dato certo che anche il caffè ha causato la deforestazione. Però, solo in piccola parte. L’agricoltura intensiva è ciò che ha agevolato la deforestazione nel suo aspetto più dilagante e, all’interno di questo fenomeno, il caffè non è che un piccolo ingranaggio di una grande macchina per ora inarrestabile. Così come il caffè non è stato la causa scatenante della deforestazione, non può esserne da solo la soluzione. Il nostro supporto contro questa piaga è di fornire continuamente lezioni volte a insegnare le tecniche di agricoltura sostenibile […], nell’ottica di combattere il cambiamento climatico il caffè può, nel suo piccolo, essere una delle soluzioni primarie perché esistono effettivamente dei metodi di coltivazione che prevengono la deforestazione e contribuiscono con un impatto ambientale positivo. Esistono oltretutto vari modi di produrre caffè, attraverso piantagione o appezzamento. Fairtrade certifica solo i piccoli produttori e i singoli contadini, non le intere piantagioni.”



2022 Cocasjol  Honduras Archivio Fairtrade 1 e 2 – Sean Hawkey – Archivio Fairtrade




Le nuove direttive UE contro la deforestazione: quali saranno i cambiamenti più evidenti per chi ruota attorno al mondo espresso?

«Il cuore della richiesta dell’Unione Europea è proprio di fornire dati geolocalizzati di zone a rischio, per controllare che dal 2020-2021 la deforestazione non sia aumentata a causa delle coltivazioni. È una richiesta ben ragionata dal punto di vista tecnico, ma purtroppo si applica su una produzione che al momento non ha gli strumenti e le risorse per soddisfare la necessità di informazioni. Sono tutti dati che cadono a cascata sulla filiera: le istituzioni domandano all’importatore, che a sua volta chiede al produttore, che spesso non ha le risorse e le competenze per rispondere […] il rischio di queste nuove direttive UE è che, sebbene nascano con un intento positivo, taglino fuori le piccole produzioni che non sono in grado di dimostrare la non-deforestazione dell’area in cui lavorano, e vengano quindi estromesse dal mercato. Anche qui, Fairtrade ha fatto partire dei progetti pilota (ndr nel settore del cacao) per fornire ai produttori questi dati attraverso gli strumenti necessari a reperire informazioni. Il nostro obiettivo è di dare a tutti i produttori la possibilità di rispondere alle nuove richieste da parte delle istituzioni europee.»