Attualità

Il prezzo giusto per una Sacher

Dopo che a Trieste non si è parlato d’altro per una settimana ho visitato il nuovo Caffè Sacher a Trieste. Ed ecco il risultato…
Sacher Torte

Di mezzo c’è sempre il dibattito sul prezzo, una volta tanto però non si parla di caffè, ma di pasticceria. Gli elementi di fondo della questione però non cambiano: cosa determina il prezzo di un prodotto? Esiste un prodotto “troppo caro”? Esiste forse, molto serenamente, qualcosa che ci possiamo o non ci possiamo permettere. Un concetto espresso, forse meno elegantemente, dal sindaco di Trieste Roberto Dipiazza con la frase “se hai i soldi vai, altrimenti guardi”. Considerazione espressa anche da Ernst Knam, pasticciere e grande esperto quando dice “Ogni azienda fa le sue valutazioni, naturalmente. Il food cost varia da locale e locale”.


Gli esterni del Caffè Sacher a Trieste


Non esistono degli standard che possano andar bene per tutti, questa è la considerazione che se ne deve trarre. Valga una volta per tutte. Ci sono però dei settori in cui questo principio, non si sa bene per quale misterioso motivo, non si deve applicare. Il caffè in questo è l’esempio più eclatante, come abbiamo già più volte cercato di spiegare su queste pagine.

Personalmente tra le cose che più mi hanno colpito della mia breve visita al Caffè Sacher sono gli aspetti che più contano in una caffetteria moderna (seppur in stile classico e asburgico) e che voglia distinguersi. Su tutti la professionalità e competenza del personale, che già dall’accoglienza si distingue da qualsiasi altro suo simile.


La copertina del menu


All’uscio infatti si viene accolti e fatti accomodare all’interno degli spazi maestosi e curati in ogni dettaglio. Il menu viene servito all’istante ed è un piacere da tenere tra le mani, anche per la scelta della carta e del formato utilizzati. Diverse e variegate sono le proposte di caffetteria che tengono in considerazione lo stile del locale e gli elementi tipici del territorio. Tra le opzioni, anche proposte alcoliche usando il caffè come ingrediente, tra cui l’immancabile Irish coffee e i più tipici Anna Sacher e Maria Theresia Kaffee. A completare il tutto una buona selezione di the e una proposta culinaria sfiziosa anch’essa coerente con lo stile del posto da abbinare con un vasto assortimento di bevande selezionate. Da quando si accede a quando si esce si percepisce insomma la sensazione di stare all’interno di un luogo con un’identità ben definita e studiata nel dettaglio, elementi non da poco al giorno d’oggi, nel mezzo di un tripudio di esercizi che sembrano l’uno la copia dell’altro.


Il banco dell caffetteria



La scelta delle materie prime è anche un elemento distintivo che non passa inosservato sfogliando la carta. Tutti questi, uniti al fatto di essere in una posizione centralissima della città, sono ulteriori elementi che concorrono a definire il prezzo finale dei prodotti. Una scelta coraggiosa per una città non certo facile come Trieste, che però con l’Austria e Vienna ha mantenuto un legame affettivo imprescindibile a tratti nostalgico e malinconico. Non a caso Trieste è stata scelta come prima città in Italia a portare il vessillo Sacher al di fuori dal territorio austriaco e questo non può che essere motivo di orgoglio per il pubblico triestino.


Il cappuccino


Una nota va fatta al caffè, del resto è il mestiere nostro. Sulle attrezzature utilizzate niente da eccepire, macchina espresso di ultima generazione ordinata e pulita. Ad accompagnare la mia fetta di Sacher ho deciso quindi di ordinare un classico cappuccino, che prevede delle proporzioni e una presentazione ben precisa. Ricevo invece quello che assomiglia più ad un flat white, con una crema di latte quindi molto più sottile rispetto ai canoni tradizionali. Da un ambiente così curato mi sarei poi aspettato un minimo di latte art o quantomeno il classico bottone bianco contornato da una corona di espresso, come da manuale. Questo resta l’unico neo riscontrato finora, facilmente migliorabile con quel po’ di formazione aggiuntiva.


Di prezzi si è già parlato abbondantemente su diverse testate, io sottolineo come al solito che il prezzo di un bene, deciso dal commerciante, è sempre associato al suo valore, reale o percepito. Quest’ultimo viene sempre validato dal cliente finale e sarà compito quindi, come semore, del tempo e del mercato stabilire chi ha ragione.