Il caffè specialty è noto per la sua estrema qualità, tracciabilità e punteggio elevato. Tuttavia, è un caffè costoso. Queste sono informazioni note a tutti e che nessuno ha mai pensato di tener celate. Il costo relativamente alto dello specialty coffee rispetto a quello di altri caffè è giustificato dalla sua qualità e dai costi di lavorazione, ma anche a causa delle limitate quantità disponibili nel mondo, che lo rendono più prezioso e raro. Per spiegare però l’attualità del caffè specialty e la storia di Mikah Caffè, dobbiamo fare un passo indietro, all’uso dello specialty coffee nel mondo.
Il caffè specialty è diffuso sia come mono origine sia come miscela, sia per il caffè filtro sia per l’espresso. Le miscele arricchiscono il caffè e gli conferiscono più sapori e carattere, rendendolo piacevole per tutti. Oggi l’uso del caffè specialty ha un consumo ancora limitato in Italia, principalmente a causa del suo prezzo, ma anche perché il palato italiano è abituato a sapori forti, come quelli offerti dalle miscele con robusta, ed è ancora recalcitrante ad apprezzare la delicatezza del caffè specialty. In realtà lo specialty si dota spesso di un bouquet eccellente, ma spesso presentano una maggiore acidità a causa della tostatura chiara del caffè.
“Mikah Caffè ha lanciato qualche anno fa gli specialty facili da preparare” – interviene Massimo di Mikah – perché grazie al sistema collaudato dell’ear hanging, bere un caffè specialty è diventato facile per tutti. In effetti Mikah Caffè si è dotata di alcune “tecnologie” davvero efficaci: bustine mono porzioni da appoggiare in tazza e a cui aggiungere dell’acqua calda per l’estrazione del caffè. È un processo che ricorda la preparazione del te e che in Italia è ancora nuovissimo, se pensato per il mondo della caffeina.

“Il mercato del caffè è diviso in categorie – conferma Massimo -, simile per certi versi al mercato della moda, dove c’è chi preferisce abiti sartoriali su misura, chi acquista solo capi firmati e chi sceglie la grande distribuzione. Lo stesso vale per il caffè”. Anche Mikah Caffè non è per niente illuso sul fatto che non tutti bevono caffè di qualità, perché prima di poter istruire il pubblico è necessario lavorare sui ristoranti, bar e caffetterie. Bisogna lavorare sulle torrefazioni, istruire i baristi, stabilire standard di qualità per le miscele dell’espresso al fine di offrire un prodotto almeno di media qualità ma buono. Da qui inizia il percorso verso una tazza di caffè più moderata al bar e per un espresso di maggiore qualità ovunque nel mondo.
“L’incubo vero rimane rappresentato dai ristoranti e dalle pizzerie – continuo Massimo – dove nella maggior parte dei casi vengono offerti caffè in tazza che sono semplicemente inguardabili. Non capisco come la clientela riesca a berli. Si tratta di una situazione anomala ma storica, in cui i ristoratori non danno importanza al caffè […] Ma dimenticano il fatto che con il caffè si conclude la cena, e che un caffè mediocre può rovinare un’esperienza culinaria e lasciare un’impressione negativa”.
Effettivamente, sulla qualità e sul costo del caffè, il dibattito va avanti da molto tempo. Mentre tutti trovano vergognoso vendere un caffè a un euro, alcune torrefazioni s’impegnano a produrre caffè di migliore qualità e i bar, almeno alcuni, hanno cambiato mentalità e iniziato ad acquistare caffè di cui essere orgogliosi. Il consumatore, come sempre, manifesta un po’ di scontento: “È normale che il consumatore medio di caffè non vuole pagare cifre più alte per la singola tazzina – conclude Massimo sull’argomento – ma anche il cliente più tradizionalista si abituerà alle meravigliose offerte delle nuove miscele di qualità, e sarà presto disposto a pagarle due euro.
Se guardiamo alla vita quotidiana del singolo, ci accorgiamo in fretta che anche il prezzo del caffè non è più sostenibile. Se aumenta la benzina, l’elettricità, la pasta, lo zucchero e il gas, perché il caffè dovrebbe mantenersi fisso a un prezzo così declassato? L’aumento del costo del caffè è un passaggio obbligato e obbligatorio, dispiace per chi ancora pensa che il caffè debba rimanere a un euro. È ovvio che, in quest’ottica, l’onere più grande pesa nella mente del consumatore.
Qui bisogna lavorare su chi effettivamente consuma caffè, avviando campagne educative per fare capire la complessità di una tazza da caffè ed educare il cliente a riconoscere i vari tipi di caffè, per dare più attenzione alla tazza quando gli viene servita. “Trattasi di un processo lungo, ma essenziale – ritorna Massimo sul tema – per educare il mercato e migliorarlo a livello qualitativo, facendo crescere il marcato nazionale in modo sano”.
“Per completare il cerchio delle tante cose che stanno cambiando e che devono cambiare, ci sono diversi accorgimenti che bisogna seguire per migliorare la condizione dell’ambiente dove viviamo. Noi in MIKAH, da inizio anno, abbiamo iniziato a cambiare il tipo di materiale per il packaging usando i nuovi materiali che sono sostenibili ed eco-friendly”. È importante che le aziende adottino tutte le precauzioni in termini non solo di sostenibilità aziendale, ma anche di sostenibilità sociale e ambientale.
All’interno delle dinamiche produttive giocano un ruolo fondamentale anche le certificazioni: di fatto, un’azienda certificata ha meno da spiegare e dimostrare, visto che le certificazioni parlano da sé. Anche MIKAH si è dotata di certificazioni volte a garantire una produzione e una qualità sostenibile, ma ha fatto anche uno step in più, dice Massimo: “a gennaio del 2023, abbiamo usufruito del sistema del BLOCKCHAIN per una trasparenza a 360 gradi. Abbiamo reso il pubblico consapevole della nostra tracciabilità dei prodotti e siamo in procinto di aggiungere ancora più prodotti nella BLOCKCHAIN per offrire ai consumatori tutte le garanzie che è loro diritto avere”.