Editoriale

Dio salvi il cappuccino

Il cappuccino è una delle bevande più iconiche della cultura italiana. È un simbolo di ospitalità e di buon gusto, e viene apprezzato in tutto il mondo. Tuttavia, negli ultimi anni, il cappuccino italiano sta vivendo un momento di crisi d’identità, complice un settore poco formato.

La causa principale di questa crisi è non solo la mancanza di preparazione e professionalità, ma ancor peggio, la convinzione e la supponenza che queste non siano ingredienti necessari. Non che gli altri siano particolarmente curati, s’intenda. È infatti sorprendente constatare che, nonostante il nostro paese sia considerato la patria del caffè, in molti bar si preparano cappuccini di scarsissima qualità. Materia prima poco curata, estrazioni approssimative, noncuranza, igiene trascurato…per citare solo qualche esempio più eclatante.

I motivi di questa situazione sono molteplici. Il cappuccino, fatto con amore e maestria, richiede una combinazione di elementi: un caffè di qualità, un espresso preparato correttamente alla base, un latte ben schiumato e la giusta proporzione tra i due. Purtroppo in molti bar italiani, questa arte sembra essere completamente trascurata. Quante volte avete ordinato un cappuccino solo per essere serviti con una schiuma (ebbene sì, si chiama schiuma!) troppo spessa, troppo sottile o con talmente tanta aria da sembrare bagnoschiuma? Il cappuccino non è solo una tazzina di caffè veloce, è un’esperienza sensoriale che richiede attenzione ai dettagli e competenza.

In un paese noto per la sua cultura del caffè, è giunto il momento di porre maggiore attenzione alla preparazione di questa bevanda. Gli italiani meritano di gustare un cappuccino che rispecchi la ricchezza e la tradizione del patrimonio nazionale, la cui preparazione richiede infatti tempo e attenzione. In un bar affollato, dove i clienti si aspettano di essere serviti in fretta, è facile che la preparazione del cappuccino venga trascurata. La scusa del “non ho tempo” lascia il tempo che trova. Sarebbe come per un cuoco bruciare le pietanze perché non riesce a stare appresso alla mole di lavoro. Non ci vuole tempo, ci vuole cura, perché il tempo rimane lo stesso. Tra far bene e far male, la differenza non la fa il tempo impiegato.

Per salvare il cappuccino italiano, è necessario invertire questa tendenza. È necessario investire nella formazione dei baristi, per far sì che imparino a preparare il cappuccino in modo corretto. È necessario per i titolari valorizzare il lavoro dei baristi, per far sì che siano orgogliosi del loro lavoro e che si impegnino a fare del loro meglio. Da consumatori invece potete sentirvi liberi di rispedire al mittente quanto ricevuto, se non adeguato. Esattamente come mandereste indietro una pietanza bruciata, cruda o preparata con negligenza. Investire nella formazione dei baristi, valorizzare il loro lavoro e sensibilizzare i clienti sono le sole azioni che possono aiutare a salvare questo patrimonio.

Che ogni tazzina di cappuccino sia un inno al buon caffè, alla schiuma perfetta e alla gioia di un’autentica esperienza.

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